Ecco un manuale per conoscere il vero potenziale del proprio brand attraverso gli archetipi. “Colpire il consumatore” o “Aggredire il mercato” sono frasi spesso pronunciate da chi si autodefinisce esperto di marketing, ma di esperienza reale probabilmente ne ha fatta poca. Secondo gli autori, il marketing tra azienda e cliente è né più né meno che un fenomeno equivalente all’incontro tra due persone, tra cui scatta qualcosa di intangibile, eppure si può percepirlo in tutto il corpo. L’80% delle nostre scelte di acquisto infatti sono basate su emozioni inconsce: sono gli studi neuro scientifici a dircelo da anni. Fare marketing in modo sano, vuol dire attivare tali emozioni mediante quella chimica che attrae i clienti desiderosi di una trasformazione, di un passaggio di stato, reso possibile solo grazie a un brand. Non di spingere un prodotto sul mercato si tratta dunque, nel marketing, bensì di comunicare sempre l’essenza del proprio brand così da attirare i clienti affini per natura. Ecco dunque sintetizzata la mission di questo libro a tema archetypal branding: guidare i brand alla consapevolezza della propria essenza, per interagire al meglio con clienti e stakeholder. Questa è la pratica che serve a ogni azienda che vuol fare marketing in modo innovativo quanto efficace.
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Sotto il diluvio (Castelvecchi Editori)
Oreste De Ritis, da trent’anni sindaco di Colle Filippo e in precedenza parlamentare molto in vista del Partito di Centro, muore inaspettatamente: devono essere indette nuove elezioni. La città è smarrita, l’uomo appena scomparso ha disabituato la gente a pensare, ricevendo in cambio il consenso necessario a mantenere il potere per tanto tempo. Candidati agguerriti sfidano il vicesindaco Pacifico Guerrieri, che pure uscirà vittorioso dalla competizione elettorale. Sullo sfondo, la società che si evolve e crea un divario sempre più ampio tra chi comanda e chi obbedisce, e i cittadini di Colle Filippo, perennemente abituati a tirare a campare senza il reale desiderio di cambiare le cose, in una piena realizzazione del gattopardismo italiano. La provincia più sperduta diventa specchio del Paese. Non resta che guardare e aspettare, sotto il diluvio, e senza Noè.
La fattoria degli umani (Treccani)
Perché, dopo il 2005, il numero di democrazie nel mondo si assottiglia, cresce la sfiducia nei governi, mentre crollano le vendite dei giornali e aumentano i disturbi mentali tra gli adolescenti? E perché si moltiplicano le proteste e i conflitti in tutto il pianeta? Che ruolo ha avuto Internet – la cui diffusione in quegli anni esplode ovunque grazie ai social e agli smartphone – in questa ondata di instabilità? Intrecciando cronaca e ricerche, Enrico Pedemonte racconta in che modo le piattaforme digitali – gestite da un pugno di aziende diventate più potenti degli Stati grazie a un mondo privo di regole – hanno invaso la nostra vita, modificato le nostre abitudini, il nostro modo di informarci, di comunicare, di passare il tempo. Il percorso tracciato è quello di una vera rivoluzione in corso: dalle utopie degli anni Novanta all’egemonia di Google, dalla nascita di Facebook alle sommosse nei paesi arabi, dall’elezione di Obama alla Brexit e all’ascesa di Donald Trump, dalla disinformazione di massa alla crisi della democrazia, fino alle ultime, stupefacenti novità dei nuovi modelli di intelligenza artificiale che, mentre alimentano la speranza di risolvere molti problemi dell’umanità, inducono paure e generano bolle di culture millenaristiche.
Libertà al Pettirosso (Another Coffee Stories)
La ragazza non ricorda nulla del suo passato, odia il proprio presente e per lei non sembra esserci futuro.
Imprigionata in una struttura di cui non sa nulla, passa il tempo a sperare e a porsi domande. Un tatuaggio, una cicatrice e un numero di cinque cifre, ecco tutto quello che le rimane di sé e su cui può contare per affrontare la ripetitività soffocante delle giornate: non abbastanza.
Per questo, quando una notte le viene proposto di scappare accetta, ma quella che era iniziata come una semplice fuga presto sfocia in una corsa che pare senza fine né meta.
Affiancata da personaggi controversi, priva di un posto da raggiungere e di uno in cui tornare, riuscirà 10173 a trovare il coraggio per ascoltare l’istinto che la spinge a cercare quella libertà che sognava e, incidentalmente, se stessa?
Lo stato dell’arte. Reportage tra vizi, virtù e gestione politica dei beni culturali (Manni)
Questo libro è un’indagine sul mondo dei beni culturali in Italia, Paese che si fa vanto di
possedere il più grande patrimonio artistico del mondo.
Francesco Erbani parte da un’analisi della situazione (i dati in forte crescita dei visitatori, gli
scarsi finanziamenti, un contraddittorio susseguirsi di riforme) e conduce un’inchiesta che,
attraverso esempi concreti, tocca i punti nodali: i musei e i siti archeologici, il paesaggio, gli
archivi e le biblioteche, le soprintendenze. Racconta un sistema al limite del collasso per carenza
di personale e che abusa del lavoro precario; lo sfruttamento anche a fini commerciali dei beni
culturali; l’incontrollata pressione del turismo.
Un reportage su un bene pubblico per eccellenza, su un’immensa risorsa spesso mal gestita, in cui
si intrecciano questioni culturali e politiche, amministrative e giuridiche.
Un lavoro che fa il punto su un settore di enorme rilevanza sociale e anche economica,
proponendo soluzioni e raccontando esperienze virtuose che andrebbero replicate.
Fotosofia. La fotografia tra filosofia e teoria dei media (Dario Flaccovio Editore)
La novità di Fotosofia di Nicolò Fazioni sta nel taglio metodologico, dato che si propone come insieme di domande e di concetti che la fotografia apre, costringendo l’estetica e la semiotica a pensarli.
Tempo e spazio, tecnologia e digitale, corpo e protesi, immaginazione e fantasia, reale e virtuale: sono solo alcuni dei concetti tramite cui si snoda questo lavoro, interrogando ciò che alcuni tra i principali autori della tradizione occidentale hanno saputo far emergere dal loro confronto con la fotografia: dai classici (Barthes, Benjamin, Bloch), ai contemporanei (McLuhan, Flusser, Sontag) passando per autori mai indagati del tutto sotto questo profilo (Calvino, Foucault, Lacan).
Alla fine del percorso, si troverà anche una parte del tutto innovativa sulla fotografia all’altezza del digitale e dei social network. Il libro si propone come tentativo di ripensare la fotografia come uno snodo estetico e linguistico fondamentale per il pensiero filosofico, semiotico, sociologico moderno e si presenta anche come testo ideale per l’assunzione in un corso universitario di semiotica o semiotica della fotografia e delle arti, cultura visuale, teoria della comunicazione, estetica contemporanea, fenomenologia dell’arte.
Licenziate i padroni. Come i capi hanno rovinato il lavoro. (Rizzoli)
«Lavoro: cambia tutto.» Quante volte lo abbiamo sentito dire sulla scia delle grandi trasformazioni che hanno investito il mondo produttivo. Eppure in Italia le dinamiche del rapporto lavorativo restano ancorate a vecchi concetti padronali, anche quando non di padroni/proprietari si parla ma di capi, capetti, manager e direttori delle risorse umane, che della mentalità e dei comportamenti padronali hanno preso tutto il peggio. È contro di loro che Marco Bentivogli si scaglia in questo libro, un libro che è un grido di rabbia: rabbia contro i «padroni» mediocri, rabbia per un Paese con molti capitali e pochi capitalisti, dove la ricchezza si eredita e il «capitalismo relazionale» fa sì che nelle aziende vengano cooptati i fedelissimi e gli amici degli amici che hanno frequentato le stesse scuole e gli stessi circoli. E questo non vale solo per il mondo delle imprese private: vale anche per quelle pubbliche, per la politica, il sindacato, le associazioni, la pubblica amministrazione… Questo però non è un libro per «difendersi» dai padroni. È il manifesto di una frustata culturale a una grande finzione: bisogna al più presto licenziare questa moderna cultura aziendale che di moderno ha solo le etichette. Qui troverete una denuncia senza mezzi termini dell’«abu-so d’ufficio» che permea il nostro terziario e un’accusa ai capi «cane pastore» con l’ossessione del controllo, un controllo che serve solo a nutrire il narcisismo di chi lo esercita, ma che soffoca la produttività e insieme il «BenVivere» (meglio del benessere) delle persone. Troverete anche una riflessione sul senso del lavoro, sulla sua dimensione comunitaria – e dunque sulla necessità di inglobare all’interno di esso la «cura» (per se stessi e per gli altri) -, sulla responsabilità sociale dell’impresa e sulle sue concrete applicazioni. E infine uno sguardo sul futuro, che è già presente, in cui saper riconoscere oltre ai rischi anche le opportunità dell’intelligenza artificiale, che potrà aiutarci a potenziare ciò che nel lavoro costituisce la nostra prerogativa essenziale: la nostra umanità.
Splendori e miserie delle intelligenze artificiali. Alla luce dell’umana esperienza (Guerini e Associati)
Si attende fiduciosamente un futuro tempo felice, si crede nella promessa di un paradiso tecnologico. Forse nuove tecnologie ci salveranno. Ma intanto i costi immediati li stiamo pagando, e li pagheremo nei prossimi anni. Perché nessuna promessa tecnologica è veramente ultima, salvifica. Dovremmo sempre ricordare che anche la tecnologia più promettente e splendida ha un rovescio della medaglia: costi e aspetti perversi che solo nel tempo e alla prova dei fatti si rivelano evidenti. Più che parole nuove, parole antiche. Più che raccontare ciò che del mondo è possibile vedere tramite un computer, mi sembra importante guardare a ciò che un computer non sa vedere, non può vedere. Più che rileggere la storia alla luce della novità digitale, mi pare sia opportuno oggi leggere la novità digitale alla luce della storia. Più che adeguare il nostro pensiero e i nostri comportamenti alla cultura digitale, si tratta di decostruire la cultura digitale, osservando le miserie che gli splendori non riescono a nascondere.