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Brennero: tre tamponi positivi su 1800 testati. Oggi niente code

Funziona il filtraggio della polizia stradale ai caselli dell’autostrada del Brennero. Sono stati tre i casi positivi accertati su 1800 camionisti testati. L’assessore altoatesino Schuler critica l’Europa, e il governatore Kompatscher auspica una soluzione europea

 

Questa mattina non sono state segnalate code al Brennero lungo la A22 a causa dell’obbligo di tampone negativo per i camionisti, diretti in Austria. Sta infatti funzionando il filtraggio della polizia stradale ai caselli stradali lungo l’autostrada del Brennero. Solo tra Nogarole Rocca e Verona Nord si segnalano 4 km di coda per traffico intenso.

Tre casi positivi su 1.800 camionisti testati: è questo il primo bilancio dei test allestiti dall’Azienda sanitaria altoatesina all’autoporto Sadobrè a Vipiteno. L’assessore altoatesino Arnold Schuler critica sul quotidiano Dolomiten l’introduzione dell’obbligo di tampone in Austria e Germania. “O siamo in Europa oppure non siamo in Europa”, commenta. Visti i numeri, Schuler si interroga “a cosa serve tutta questa messa in scena” e se “le priorità non sarebbero altre”.

Il governatore altoatesino Arno Kompatscher sostiene in riferimento all’obbligo di tampone per i camionisti in Austria e in Germania: “Ieri al Brennero abbiamo evitato il caos, anche se non ci sono state code chilometriche, qualche problema alla viabilità di certo non è mancato”. Kompatscher ha evidenziato inoltre l’ “ottima collaborazione con il commissariato del governo, le forze dell’ordine, la protezione civile, l’azienda sanitaria e la società Autostrada del Brennero”. Kompatscher, che da domenica è stato in contatto con i ministri Di Maio e Giovannini a Roma e Schallenberg a Vienna, ha auspicato un coordinamento a livello europeo per quanto riguarda il traffico internazionale: “Serve una soluzione europea”, ha ribadito.

Fermato il fiduciario di Fassa: “Stava scappando in Spagna”. L’accusa è frode per 6 mln, perquisita la casa del cognato

È stato convalidato il fermo di Giuseppe Parodi, accusato di reimpiego di capitali di provenienza illecita per circa 6 milioni di euro drenati dalla Fassa. Lo ha deciso il gip di Milano che ha disposto anche gli arresti domiciliari, evidenziando che sussistono sia il pericolo di fuga che quelli di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. Inoltre, la Gdf di Milano ha perquisito la casa e i due uffici di Federico Nardi, cognato di Fassa

 

È stato convalidato il fermo, eseguito nei giorni scorsi dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, di Giuseppe Parodi, accusato di reimpiego di capitali di provenienza illecita per circa 6 milioni di euro e ritenuto il fiduciario di Paolo Fassa, titolare dell’azienda trevigiana di calcestruzzi ‘Fassa Bortolo’, e in passato pure patron dell’omonima squadra di ciclismo, indagato assieme alla figlia Manuela per frode fiscale e autoriciclaggio di 5 milioni.

Lo ha deciso il gip di Milano Elisabetta Meyer, che ha disposto anche per il professionista 70enne gli arresti domiciliari, come chiesto dai pm Paolo Storari e Giordano Baggio. Il giudice nel provvedimento ha evidenziato che sussistono a carico di Parodi sia il pericolo di fuga (è stato bloccato dalla Gdf mentre, secondo l’accusa, stava per partire per le isole Canarie), che quelli di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.

All’imprenditore Fassa, l’8 gennaio scorso, sono stati sequestrati dalla Gdf un maxi yacht di oltre 50 metri, il ‘Blanca’, ormeggiato al porto di Genova e battente bandiera britannica, e circa un milione e mezzo di euro.

Nel corso dell’inchiesta sono stati ricostruiti gli ultimi 16 anni di redditi dichiarati da Fassa, che ammontano a un totale di oltre 9 milioni e 600 mila euro. Redditi confrontati con gli oltre 32 milioni di spese di acquisizione in leasing del ‘Blanca’, avvenuta sempre 15 anni fa, e di gestione. Da qui la sproporzione evidente tra dichiarazioni dei redditi e valore della barca e la scoperta di un presunto sistema architettato per ‘nascondere’ lo yacht e i suoi costi di mantenimento al Fisco.

Il fiduciario Parodi, residente in Svizzera e fermato a Milano, avrebbe reimpiegato, per l’accusa, circa 6 milioni delle risorse che l’imprenditore trevigiano, con la complicità di altri e attraverso un complesso meccanismo, avrebbe drenato alla Fassa srl. Il tutto per dirottarle verso società off-shore con sede in Croazia, Svizzera, Principato di Monaco e Panama, e con lo scopo di impiegarle per l’acquisito e la gestione della imbarcazione di lusso.

I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, su delega dei pm Paolo Storari e Giordano Baggio, hanno effettuato perquisizioni a casa e nei due uffici a Treviso e nel trevigiano di Federico Nardi, cognato di Paolo Fassa, titolare dell’azienda trevigiana di calcestruzzi ‘Fassa Bortolo’, e in passato anche patron dell’omonima squadra di ciclismo.

Nardi è tra gli indagati nell’inchiesta in cui Fassa e la figlia Manuela sono accusati di frode fiscale e auto riciclaggio dopo la scoperta di un sistema architettato per ‘nascondere’ al fisco lo yacht di famiglia lungo 50 metri, con i relativi costi di mantenimento. Yacht che è stato sequestrato a gennaio. Le fiamme gialle hanno sequestrato carte e documenti contenuti nei pc.

Cpl Concordia, finanziamento da 43 mln garantito da Sace

Cpl Concordia beneficerà di un finanziamento di 43mln con garanzia Sace concesso da un pool di istituti bancari tra cui Bper Banca, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Bnl. Capelli, Cpl Concordia: “Ora potremo dare maggior spinta allo sviluppo e alla crescita del nostro fatturato”. Mercurio, Sace: “Sace è orgogliosa di sostenere le attività di un’azienda che rappresenta un punto di riferimento in un settore strategico per il Paese, come quello energetico”

 

Cpl Concordia, cooperativa attiva nel settore energia e servizi, beneficerà di un finanziamento di 43 milioni con garanzia Sace concesso da un pool di istituti composto da Bper Banca nel ruolo di banca agente e co-global coordinator, da Intesa Sanpaolo e UniCredit come Bookrunner, Mla e co-global coordinator e da Bnl (Gruppo Bnp Paribas), Banco Bpm, Sanfelice 1893 Banca Popolare, e Ubi Banca (Gruppo Intesa Sanpaolo) nel ruolo di Mla. Dla Piper, White & Case, Zulli e Tabanelli, Pirola Corporate Finance sono gli advisors legali e finanziari che hanno assistito rispettivamente il pool di banche e Cpl Concordia nell’operazione.

 

Il finanziamento è stato garantito in tempi brevi da Sace tramite Garanzia Italia, lo strumento del Decreto Liquidità destinato al sostegno delle imprese italiane colpite dall’emergenza Covid-19. La somma servirà a finanziare investimenti, costi del personale, capitale circolante, stabilimenti produttivi e attività situate in Italia, sostenendo la società nella fase di ripresa post-emergenza sanitaria e continua crescita.

 

“Ora potremo dare maggior spinta allo sviluppo e alla crescita del nostro fatturato e dei margini, oltre ad avere un’ulteriore leva determinante a sostegno del capitale circolante e quindi, indirettamente, dei nostri fornitori e clienti – afferma Pierluigi Capelli, direttore generale di Cpl Concordia – Continueremo pertanto decisi con la digitalizzazione, la conseguente revisione dei nostri processi operativi e con lo sviluppo e la crescita delle nostre competenze”.

 

Il Responsabile Mid Corporate Centro-Nord di Sace Marco Mercurio ha commentato: “Il

nostro intervento ha permesso a Cpl Concordia di rafforzare la road map di crescita e

di confermare i piani occupazionali, nonostante il momento, quanto mai complesso, che

stiamo affrontando. Sace è orgogliosa di sostenere le attività di un’azienda che

rappresenta un punto di riferimento in un settore strategico per il Paese, come quello

energetico”.

Carige cede a Banca del Veneto Centrale 220 quote della Banca d’Italia per 5 mln

Carige cede 20 quote della Banca d’Italia per 500 mila euro a Fondazione Banca del Monte di Lucca e altre 200 per 5 milioni a Banca del Veneto Centrale,entrambe le vendite avvenute al valore nominale a quote di 25 mila euro. Il gruppo Carige detiene ancora 9.422 quote, pari al 3,141%

 

Banca Carige ha ceduto a Fondazione Banca del Monte di Lucca 20 quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia per 500 mila euro e altre 200 quote per 5 milioni di euro a Banca del Veneto Centrale (gruppo Cassa Centrale Banca – Credito cooperativo italiano).

Entrambe le vendite sono avvenute al valore nominale a quota di 25 mila euro, coincidente con il costo storico. Lo comunica l’istituto ligure in una nota. La vendita avviene, spiega, in linea a quanto previsto dal piano strategico sulla cessione delle quote di Bankitalia in eccesso rispetto alla partecipazione del 3% fruttifera di dividendi.

Dopo questa doppia cessione, pari complessivamente allo 0,07% del capitale della Banca d’Italia, il gruppo Carige detiene ancora 9.422 quote, pari al 3,141%. La banca è stata assistita per quanto riguarda gli aspetti notarili dallo Studio Zabban Notari Rampolla & Associati di Milano.

Per Coopservice un 2020 in crescita: 630 milioni di fatturato (+5%)

La cooperativa con sede a Reggio Emilia è riuscita a rispondere alle difficoltà del Covid-19. Il presidente Olivi: «Prevediamo un rialzo di tutti gli indicatori, nonostante gli effetti del coronavirus che hanno impattato in maniera drastica e strutturale su alcuni nostri servizi. Uno dei settori sui quali abbiamo avviato una riflessione è quello del trasporto e conta valori. Con il Covid è esploso l’uso del denaro elettronico. Stiamo ragionando, all’interno di un progetto strategico più ampio, su come mettere in sicurezza questa attività, preservandone occupazione e valore»

 

Fatturato a 630 milioni, in crescita del 5% rispetto alle previsioni di chiusura del bilancio 2020, 23 milioni di euro di investimenti, con un focus particolare su formazione e rigenerazione delle competenze, quattro driver di sviluppo: digitalizzazione, smart working, sostenibilità, green economy.

Sono i dati principali contenuti nel budget 2021 di Coopservice, uno dei principali player servizi integrati di facility, con circa 17.000 dipendenti, di cui oltre 1.500 all’estero. La previsione di crescita in termini reali sarebbe ancora maggiore, considerando la cessione del ramo Ecologia, avvenuta nel 2020, che incideva (dati 2018) per il 2,5% del fatturato della cooperativa. Il budget 2021 è stato presentato e discusso con i soci, nel corso di cinque assemblee svolte in modalità streaming, per rispetto delle norme per il contrasto alla diffusione del coronavirus. «Sia per il 2020 che per il 2021 prevediamo crescita di tutti gli indicatori, nonostante gli effetti del Covid che hanno impattato in maniera drastica e strutturale su alcuni nostri servizi – commenta il presidente di Coopservice, Roberto Olivi – Uno dei settori sui quali abbiamo avviato una riflessione è quello del trasporto e conta valori. Con il Covid è esploso l’uso del denaro elettronico. Stiamo ragionando, all’interno di un progetto strategico più ampio, su come mettere in sicurezza questa attività, preservandone occupazione e valore».

Il preconsuntivo 2020 della cooperativa con sede a Reggio Emilia, evidenzia un miglioramento dell’Ebitda, al 5,4% del fatturato, e della Posizione finanziaria netta. Numeri in linea con il budget 2021. Per l’anno in corso, l’Ebitda è stimato al 5,1% per l’aumento del costo del personale dovuto al rinnovo di diversi contratti di lavoro.

«La crescita di Coopservice non è solo quantitativa. In una cooperativa, e nel settore dei servizi, la differenza la fanno le persone. Alla qualificazione delle competenze, allo smart working e all’attrazione dei giovani talenti, dedicheremo una quota importante di investimenti – conclude Olivi –. Durante il lockdown e anche in questi mesi di recrudescenza, le persone di Coopservice sono state in prima linea per garantire servizi essenziali nella sanità e alle imprese: i risultati positivi che porteremo ai soci sono merito del loro impegno. Ma nessuno può fare da solo, anche per le nostre performance sarà determinante il modo in cui verranno investite le risorse del Recovery Fund e l’impatto che avranno sulla ripresa economica del Paese».

Nel corso degli anni, l’impegno per lo sviluppo sostenibile ha assunto una sempre maggiore centralità per Coopservice. Il presidente Roberto Olivi, nei mesi scorsi, è stato tra i firmatari del manifesto «Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia», promosso dalla Fondazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Un impegno che si traduce anche nella revisione in chiave green di alcuni servizi: Coopservice, nei prossimi mesi, realizzerà un impianto di riscaldamento a idrogeno per una scuola di Carpi (Mo), nell’ambito di un appalto di energy management per le scuole del territorio modenese.

Vaccini, Zaia assicura: “Contratti per 27 milioni di dosi, chiesto ad Arcuri di verificarli”. E Kompatscher si accoda

– di Chiara Andreola

Il presidente del Veneto ha confermato di aver chiesto al Commissario di vagliare gli accordi e le forniture per dare l’ok a un acquisto che coprirebbe più che le necessità del Veneto. e l’Alto Adige si aggiunge a Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna nella cordata vaccinale guidata da Venezia

 

Fa parlare sempre più di sé a livello nazionale la decisione del Veneto di muoversi in autonomia per l’acquisto dei vaccini – sostenuta da diverse Regioni, ma condannata da virologi e oggetto di dibattito sulla legittimità di questa mossa. “Ho parlato con il Commissario Arcuri il quale ha chiesto, per una verifica fino in fondo, se i vaccini corrispondono a quanto scritto nel contratto” ha affermato oggi Luca Zaia, confermando che il Veneto sta procedendo sulla verifica delle condizioni per l’acquisto in autonomia, sul mercato, di dosi di vaccino.

E non è mancata la frecciatina: “Io è da un pezzo che dico che la Germania sta negoziando, così come altri Paesi europei. Quando vedo delle comunità che non si agitano per i vaccini come noi mi faccio due domande: o ce li hanno o se li sono trovati. Il commissario Arcuri ieri mi ha confermato il vincolo per gli Stati membri di non comperare al di fuori dal canale europeo, ma evidentemente qualcuno lo sta già facendo”.

“Ventisette milioni di dosi, divisi in due blocchi di 12 e 15 milioni, da due distinti intermediari – ha precisato – Una Regione, un Paese non si può girare dall’altra parte. Non abbiamo fatto questa operazione per far politica. Ci sono 5 milioni di veneti che, potenzialmente, potrebbero chiedere di essere vaccinati. Quindi li vogliamo per tutti. è chiaro che se questa dote di vaccino entra in Italia il Veneto deve avere la sua parte”. Già, “la sua parte”: perché, contando due dosi a testa per cinque milioni di veneti per il primo giro di immunizzazione (legittimo credere che l’anno prossimo, per un ipotetico secondo giro, disporremo di vaccini diversi in base alle varianti), fa dieci milioni: ne restano diciassette, per altre otto milioni e mezzo di persone – per residenti in altre Regioni, a rigor di logica. Insomma, se tutto andrà in porto come Zaia prospetta significherà che in qualche modo si sono più o meno miracolosamente materializzate quelle dosi che invece a livello centrale pare non ci si riesca a procurare. Quanto al costo, “confermo che le cifre proposte sono in linea se non, in alcuni casi, più base di quelle di mercato”.

Anche volendo lasciare alla Storia l’ardua sentenza su come Zaia sia riuscito nell’impossibile impresa, rimane il fatto che questi contratti gli consentono oggi di affermare “spero di realizzare il Veneto Covid free”.

Intanto anche la Provincia di Bolzano è pronta ad aggiungersi alla cordata con il Veneto, l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia per quanto riguarda l’acquisto di stock aggiuntivi di vaccini – cordata che ipoteticamente si spartirebbe quindi i 27 milioni di dosi di cui sopra, ma auspica un coordinamento da Roma; ragionamento sostanzialmente condiviso da Bonaccini, che ha affermato che “se fosse possibile acquistare Vaccini a livello regionale lo faremmo insieme, ma servono le autorizzazioni e serve prima un ragionamento con il governo italiano”.

Sempre Bonaccini ha rivolto oggi un appello affinché l’Italia si renda disponibile a produrre negli stabilimenti del Paese nuove dosi dei vaccini quelli già in circolazione, come Pfizer o Moderna, in attesa dell’autorizzazione di altri sieri; auspicando un interessamento diretto di Draghi in questo senso.

Saranno dunque i prossimi giorni a dirci se la mossa veneta avrà aperto la strada per il reperimento dei vaccini a livello regionale segnando quindi una svolta in questo senso, se verrà bloccata, o se – come alcuni temono – inasprirà quella che è a tutti gli effetti una battaglia a procurarsi le dosi di vaccino necessarie, alzando se necessario la posta (come già fatto ad esempio da Israele, che si è assicurato vaccini per pressoché tutta la popolazione pagandoli più del prezzo di mercato).

Stop allo sci, la rabbia delle categorie e delle Regioni: si confida nei ministri bellunesi e in quelli leghisti

ECONOMIA
– di Chiara Andreola

Da Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a Roma

 

Da Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a RomaDa Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a RomaDa Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a RomaDa Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a RomaDa Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a RomaDa Confindustria Belluno Dolomiti a Confturismo, all’Anef, alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, alle Province di Belluno e di Trento, tutti chiedono a gran voce un cambiamento nel modello decisionale e indennizzi certi, rapidi e consistenti. E ripongono la fiducia nei propri rappresentanti a Roma

Chiude il Make in Italy: gli artigiani del futuro vincono con sostenibilità e nuove tecnologie digitali

Si è chiusa stamattina a Thiene la seconda edizione del Make in Italy Festival: tre giorni di dibattiti affollati sul futuro della manifattura e della piccola impresa italiana e sui nuovi modi di renderci competitivi anche di fronte alle sfide di un mercato sempre più globale e tecnologico.

La manifestazione – promossa da CNA Vicenza, ItalyPost e Comune di Thiene, con il patrocinio di Regione del Veneto, Amministrazione Provinciale di Vicenza e Matera 2019, in collaborazione con Agenda Digitale del Veneto 2020 e Pasubio Tecnologia, con il contributo di CCIAA di Vicenza e EBAV Ente Bilaterale dell’Artigianato Veneto, in partnership con Crédit Agricole FriulAdria e curata da Goodnet Territori in Rete – dopo il successo dello scorso anno, è tornata per la seconda volta nel cuore della Pedemontana veneta coinvolgendo amministrazioni, centri di ricerca, imprese e associazioni di categoria e dimostrando di essere divenuta un appuntamento di primo piano per riflettere sui nuovi modi di fare e di pensare alla manifattura.

A testimoniare la centralità della manifestazione nel dibattito sulla nuova impresa italiana, la presenza di uomini d’impresa del calibro di Lorenzo Delladio, presidente La Sportiva, Luca Vignaga, amministratore delegato Marzotto Lab, e Jacopo Poli, amministratore delegato di Poli Distillerie e fondatore di Poli Museo della Grappa, ma anche ospiti di primo piano come Antonio Calabrò, direttore di Fondazione Pirelli, vicepresidente di Assolombarda e autore di L’impresa riformista (Egea), Domenico De Masi, sociologo e autore di L’età dell’erranza (Marsilio Editori), e Aldo Bonomi, sociologo e direttore del Consorzio AASter; e ancora, grandi nomi dell’informazione come Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, ma anche architetti, urbanisti e numerosi rappresentanti dell’artigianato digitale, veri protagonisti della manifattura del futuro.

Uno dei momenti cardine della manifestazione è stato l’evento inaugurale del Festival, in cui i sindaci di Thiene e di Schio, Giovanni Battista Casarotto e Valter Orsi, insieme a docenti, paesaggisti ed esperti dello sviluppo dei territori, si sono confrontati sulle opportunità legate alla superstrada Pedemontana veneta, sul ruolo delle “città nodo” e sui rischi di creare dei “non luoghi” deputati alla sola mobilità di merci e persone. «Le vie di comunicazione possono essere anche una via di allontanamento – ha evidenziato infatti il primo cittadino di Schio – sta tutto nel modo in cui il territorio riesce a utilizzarle. La vera sfida per noi sindaci sarà riuscire a sfruttare al meglio il treno che arriva, trovando il modo di condividere una pianificazione urbanistica che ci permetta di arricchire il territorio». «Sono convinto del potenziale di sviluppo che la Pedemontana porta con sé – ha precisato il sindaco di Thiene – ma dobbiamo stare attenti a non riempirci solo di capannoni e di centri commerciali».

Ma, nel corso della manifestazione, sono stati moltissimi i momenti di confronto su temi di grande attualità. Al centro del dibattito è tornato anche quest’anno il tema del mondo artigiano che si fa contaminare dalle nuove tecnologie: nel corso della tre giorni di Thiene, sono intervenuti infatti i rappresentanti di tre startup – Experenti di Padova, Rifò di Prato e TryeCo 2.0 di Ferrara – che uniscono la tradizionale anima artigiana al digitale, ma anche imprese ed enti come Agenda Digitale del Veneto, MegaHub e Pasubio Tecnologia, il cui obiettivo è diffondere l’innovazione e la digitalizzazione puntando sullo sviluppo del territorio.

La sostenibilità come fattore competitivo è stata poi al centro di numerosi panel nel corso del Festival. Nella tre giorni di Thiene infatti sono stati indagati i numerosi campi in cui le imprese possono applicare pratiche sostenibili, puntando i riflettori sulle storie di quelle aziende che hanno fatto della sostenibilità il loro obiettivo. Sono stati discussi i vantaggi della mobilità sostenibile dal punto di vista della logistica e del trasporto merci; si è parlato di edilizia attenta all’ambiente, affrontando problematiche come il consumo di suolo e la rigenerazione urbana; si è poi acceso il confronto su come il turismo italiano debba impostare una strategia vincente, sfruttando la carta ambientale, quella culturale e quella gastronomica.

La manifestazione si è poi chiusa con una riflessione sul ruolo delle associazioni imprenditoriali e sulla sempre maggior richiesta di rappresentanza avanzata dalle imprese.

A fare da corollario ai dibattiti, un ricco programma di iniziative collaterali che, tra mostre mercato, fotografie ed esposizioni, ha dato vita a una serie di itinerari alla scoperta degli aspetti più artistici legati alle professioni manuali, in un unico grande viaggio tra artigianato dei materiali, moda e fotografia d’autore.

«Cala il sipario su una seconda edizione ricca anche quest’anno di idee, di spunti di riflessione, ma ancora di più di prospettive per l’impresa che vuole guardare al futuro. Ci siamo fatti ispirare da tanti grandi protagonisti del sistema imprenditoriale ed economico del nostro Paese, e sono certa che domani, quando ognuno di noi tornerà alla quotidianità della propria azienda, potrà guardare avanti con un pizzico di fiducia e di ottimismo in più, anche di fronte ai grandi interrogativi di un mondo che va sempre più veloce. Queste sono risorse preziose per andare avanti, questa è la grande eredità che lascia il secondo Make in Italy Festival» è il commento di Cinzia Fabris, presidente di CNA Vicenza.

«In questa tre giorni sono emersi chiaramente alcuni nodi che riguardano il futuro del tessuto industriale e dei territori della Pedemontana veneta. Senza una capacità di innovare i modelli di business, valorizzare il ruolo di una piccola impresa capace di crescere e pensare in grande, e senza costruire contesti territoriali attrattivi, il rischio diventa quello di perdere quei primati che hanno reso questi territori industriali tra i primi in Europa. E la cosa che abbiamo capito dalle testimonianze degli imprenditori che abbiamo ascoltato è che la sostenibilità è diventato il terreno sul quale si vince la sfida competitiva contro le economie che puntano sul “basso costo” e sul mancato rispetto dei vincoli ambientali. Tradotto in altri termini, più si diventa sostenibili, più si è innovativi e competitivi. E questo non solo per ragioni etiche e di responsabilità sociale, ma perché questo è quello che oggi chiedono i consumatori dei grandi mercati internazionali»  è il commento di Filiberto Zovico, fondatore di ItalyPost.

Make in Italy Festival, domani la chiusura con Antonio Calabrò e Aldo Bonomi su impresa e rappresentanza

Si avvia verso la conclusione il Make in Italy Festival, che sta radunando a Thiene in questi giorni ospiti ed esperti di primo piano per esplorare il futuro dell’artigianato e della piccola impresa italiana, che sempre di più si lega al mondo delle nuove tecnologie digitali e al saper fare sostenibile.

La seconda giornata della manifestazione ha preso il via stamattina al Castello di Thiene, dove si è tenuta una mattinata di incontri dal titolo “Benvenuti nel futuro”: fino alle 13 si sono succeduti tre diversi momenti dedicati alle nuove generazioni di imprenditori e al futuro della manifattura nel segno delle tecnologie digitali.

“Eravamo tre start up al bar” era il titolo del primo incontro, che ha visto gli interventi dei rappresentanti di tre giovani imprese in cui l’anima artigiana tradizionale incontra le nuove tecnologie. Si sono alternate tre diverse storie d’impresa: Barbara Bonaventura, marketing manager di Experenti, ha raccontato la storia della giovane azienda di Massanzago (Padova) che sviluppa soluzioni di realtà aumentata, realtà virtuale e mixed reality; Niccolò Cipriani, fondatore di Rifò, ha spiegato la filosofia della start up di Prato nata nel 2018 che lancia sul mercato capi e accessori realizzati interamente in Italia con lana e cashmere rigenerati e con un occhio al risparmio di acqua ed energia; infine, Matteo Fabbri, socio amministratore di TryeCo 2.0, ha parlato della giovane azienda di Ferrara che offre servizi integrati per il trasferimento tecnologico tra i diversi settori, dalle scansioni laser 3D ai rendering fotorealistici.

È seguito l’incontro condotto da Francesca Gambarini, giornalista del Corriere della Sera, “Benvenuti nel futuro: giovani donne costruiscono nuove opportunità sostenibili”, in cui hanno preso la parola due giovani autrici: Marialuisa Pezzali, ha discusso del contributo femminile all’innovazione raccontando le storie inserite nel suo libro, Ai love women (Egea), che raccoglie undici interviste esclusive a donne protagoniste del mondo della robotica e dell’intelligenza artificiale, e la “future maker” Cristina Pozzi ha parlato del suo libro, Benvenuti nel 2050 (Egea), una guida per affrontare il mondo, la società e il lavoro del futuro che suggerisce spunti di riflessione per ripensare il presente.

Ha concluso la mattinata dedicata all’intraprendenza delle nuove generazioni la cerimonia di premiazione del Master Giovani Imprenditori, evento curato dal Gruppo Giovani Imprenditori e dal Gruppo Impresa Donna di CNA Vicenza.

Nel pomeriggio, sempre al Castello di Thiene, è tornata sotto i riflettori la tematica della sostenibilità, questa volta analizzata in relazione ai trasporti: “La mobilità delle merci ai tempi di Amazon. La logistica tra tecnologia e sostenibilità” è stato infatti l’argomento di discussione tra Andrea Condotta, marketing e innovation manager Codognotto, Mariano Cesaro, presidente FITA CNA Veneto, e Marco Mazzarino, docente di Economia e politica dei trasporti e della logistica dell’Università IUAV di Venezia. A condurre il dibattito Raffaella Polato, inviato speciale de L’Economia del Corriere Della Sera.

La seconda giornata della manifestazione si è chiusa con l’incontro “Tre carte vincenti per il turismo: sostenibilità, cultura, gastronomia”: al Castello di Thiene, in occasione della presentazione del libro del sociologo Domenico De Masi, L’età dell’erranza (Marsilio Editore), l’autore, dopo l’introduzione di Nazzareno Leonardi, destination manager OGD Pedemontana Veneta e Colli, si è confrontato con Martha Friel, ricercatore in Economics and Business Management dell’Università IULM, e Jacopo Poli, amministratore delegato di Poli distillerie e fondatore di Poli Museo della Grappa, sulle numerose sfide che l’Italia dovrà saper affrontare per rimanere una delle più importanti mete turistiche del mondo. A condurre l’incontro Francesca Gambarini, giornalista del Corriere della Sera.

Domenica 9: imprese alla ricerca di una rappresentanza

Il Festival si concluderà domani, domenica 9 giugno con un incontro dedicato a un tema molto sentito dalle realtà imprenditoriali, e in particolare da quelle del Nord Italia: “L’impresa e la rappresentanza”. Alle 12 al Castello di Thiene, in un confronto condotto da Francesca Gambarini, giornalista del Corriere della Sera, discuteranno del ruolo delle associazioni imprenditoriali e della sempre maggior richiesta di rappresentanza avanzata dalle imprese ospiti di primo piano come Aldo Bonomi, sociologo e direttore AAster, Antonio Calabrò, direttore di Fondazione Pirelli, vicepresidente di Assolombarda e autore di L’impresa Riformista (Egea), e Cinzia Fabris, presidente di CNA Vicenza.

Alla scoperta della creatività artigiana: gli eventi collaterali di Make in Italy

Da non perdere il ricco programma di iniziative collaterali rivolte al pubblico. Grande protagonista la migliore tradizione della creatività manifatturiera, che prenderà forma in una serie di itinerari alla scoperta degli aspetti più artistici legati alle professioni manuali, in un unico grande viaggio tra artigianato dei materiali, moda e fotografia d’autore.

Primo appuntamento con il progetto Piazza Artigiana, un’iniziativa pensata per stupire grandi e piccini, in scena in piazza Chilesotti oggi, sabato 8, dalle 10.30 alle 21, e domani, domenica 9, dalle 10.30 alle 19. Per l’occasione è stata allestita una mostra-mercato con le esposizioni di 11 maestri artigiani – 8 vicentini e tre “outsider” di Avellino, Arezzo e Perugia – esperti in lavorazioni e decorazioni artistiche con materiali come oro, argento, ferro, ceramica, legno e pietra.

Il giardino e le scuderie del Castello di Thiene stanno ospitando poi la mostra fotografica “Woodfire&Pottery” di Bibo Cecchini, dedicata alle opere in ceramica che la ceramista contemporanea Angelica Tulimiero ha realizzato durante la residenza artistica presso l’atelier dell’artigiano Antonio Bonaldi. La mostra, visitabile sabato 8 e domenica 9 dalle 10.30 alle 19, mette in risalto l’abilità di chi attraverso il fuoco ancora oggi scolpisce, per creare piccoli grandi capolavori che parlano di tradizione e territorio.

Sempre alle scuderie del Castello di Thiene, sabato 8 e domenica 9 dalle 10.30 alle 19, è aperta al pubblico la mostra “La donna effimera”, nella quale la stilista Maria Luisa Del Vecchio e l’artista Rosanna Ventrella capovolgono il paradigma abito-manichino, e scelgono per una volta di partire dal secondo per realizzare il primo. La mostra raccoglie infatti 13 manichini salvati dalla discarica, ripuliti, trattati e divenuti trionfo di realizzazioni tutte diverse tra di loro in termini di materiali, tecniche e idea di fondo. Al loro fianco, 13 abiti frutto di altrettante sperimentazioni.

Informazioni utili

I LUOGHI DEL FESTIVAL. Da venerdì 7 a domenica 9 giugno, il Make in Italy Festival animerà il centro di Thiene: dal Castello, in Corso Giuseppe Garibaldi, al Teatro Comunale di Thiene, in Viale Francesco Bassani, fino alla splendida cornice di Villa Fabris, in Via Trieste.

MAKE IN ITALY SULLA RETE. Punto di riferimento per aggiornamenti in progress sul Make in Italy Festival è il sito internet, librerieitalypost.it, dove è possibile consultare il calendario degli eventi per data, luogo, relatore, registrarsi agli appuntamenti in programma e creare così il proprio calendario personalizzato. È anche attiva la comunità di Facebook     (https://www.facebook.com/makeinitalyfestival/) e di Twitter, disponibile al profilo @_makeinitaly; hashtag ufficiale della manifestazione #makeinitaly.

COME PARTECIPARE AGLI EVENTI. Tutti gli eventi sono a ingresso libero. I posti in sala sono limitati: per avere garanzia di accesso, è necessario registrarsi all’evento sul sito librerieitalypost.it. Per procedere alla registrazione, scegliere l’appuntamento di proprio interesse all’interno della sezione “Programma” e seguire le indicazioni. In ogni caso, per i registrati online l’accesso in sala è garantito solo presentandosi almeno 10 minuti prima dell’inizio dell’evento; eventuali posti non utilizzati saranno messi a disposizione di chi effettua la registrazione in loco.